La SNK (Shin Nihon Kikaku) era una piccola azienda di Osaka fondata nel 1978 da Eikichi Kawasaki, che dopo diverse pubblicazioni di successo in sala giochi, decise di lanciare nel 1990 la propria console casalinga: il Neo Geo AES (Advanced Entertainment System) sul Giappone, America e qualche paese dell’Europa.
Pur rientrando nella generazione dei 16-bit, il Neo Geo lavorava in parallelo riuscendo a emulare una grafica da 32-bit (su questo le pagine delle riviste di videogames di quegli anni sprecarono tanto inchiostro quanto Dostoevskij per tutta la sua bibliografia), e producendo giochi che arrivavano a quasi 60 mega, contro i 4 o gli 8 mega di un Mega Drive o Super Nintendo (per non parlare della sua ultima serie 100Shock che superava appunto i 100 mega).
Insomma il Neo Geo era la macchina che riusciva a portare nel salotto di casa quello che con la bava alla bocca si ammirava nelle sale giochi, e qualunque videogiocatore di quegli anni avrebbe venduto un rene o qualche elemento a scelta della famiglia per averne una.
La “Limousine” delle console, così era chiamata, era difatti rara e proibita non solo per la difficile reperibilità, ma perché il suo prezzo allora superava il milione di lire, e ogni cartuccia si aggirava sulle trecentomila lire; come se oggi facessero uscire una Playstation 4 a oltre mille euro.
Neo Geo, una console votata al combattimento
Il Neo Geo non aveva un catalogo giochi vastissimo, per la sua affiliazione naturale ai coin-op e per una naturale predisposizione della SNK alla programmazione di soli picchiaduro a incontri.
Quasi l’80% di tutta la ludoteca della casa di Osaka era dedicata ai capitoli quali Art of Fighting, Garou: Mark of the Wolves, Samurai Shodown, Fatal Fury e in ultimo l’infinita serie di King of Fighters che raggruppava tutti i personaggi creati dalla SNK.
La sua potenza gli permise di diventare la console più longeva della storia dei videogames con il suo battesimo nel 1990 e la fine di produzione datata 2004.
L’ultima della classe nei driving games
Se tanta meraviglia si riproduceva sinesteticamente sugli schermi di casa, il Neo Geo era la macchina più sfigata per quanto riguardava i giochi di corse.
Nel suo catalogo si possono contare i titoli di racing sulle dita di uno zoccolo di cammello, e quasi nessuno di questi raggiunse un risultato sufficiente.
Quindi prendiamoci la nostra rivincita e andiamo a scoprire le vergogne di cotanto lusso videoludico.
THRASH RALLY (Alpha Denshi, 1991)
Non so se il titolo del gioco venne scelto per autoironia o semplice constatazione oggettiva, ma il primo titolo di rally distribuito dalla SNK aveva una prospettiva panoramica con una ripresa centrale della vettura.
Non solo la grafica non rendeva lontanamente la dignità della console ma tutto sembrava una grande presa in giro, dalla giocabilità impossibile, un comparto audio fastidioso e una parodia dei nomi di case automobilistiche che neppure una cesta di profumi contraffatti in un mercato riesce a regalare.
Era possibile guidare una Lancian Deleta, una Toyot GT-Four, una Nissun GTI-R, una Citraen ZX, e addirittura una Parsche 91. No, questi non sono refusi.
Sono anni che ci chiediamo con cosa abbiano riempito quei milllantati 46mega.
OVER TOP (Alpha Denshi, 1996)
Cinque anni dopo Thrash Rally, l’Alpha Denshi ci riprova con un seguito chiamato Over Top, scelta obbligata per far dimenticare il disastro precedente.
Finalmente la grafica risulta apprezzabile: veicoli ben disegnati, una buona varietà di circuiti, un rendering FMV nell’intro, e una fisica diversa per motori e condizioni di terreno.
Persino i nomi delle case automobilistiche questa volta sono quelle reali senza bizzarre declinazioni.
La giocabilità raggiunge i livelli della versione da sala giochi, anche se i tempi di caricamento – pur essendo una cartuccia – rimangono insostenibili, comunque Over Top rimane uno dei titoli di corse migliori per la piattaforma.
Ovviamente tutto in proporzione: anche in carestia un tozzo di pane fa cenone di capodanno.
NEO DRIFT OUT (Visco Corporation, 1996)
Nello stesso anno di Over Top, esce la versione casalinga del quarto capitolo della Visco di Neo Drift Out, ed è l’unico titolo degno di questa brevissima e poverissima lista di driving game.
Neo Drift Out, con una prospettiva obliqua dall’alto, permette al giocatore la scelta di Mitsubishi Lancer, una Subaru Impreza o una Toyota Celica ciascuno con i propri livelli diversi di velocità, controllo e statistiche di potenza.
In ogni fase di gara, il giocatore ha bisogno di arrivare al traguardo nel minor tempo possibile, se l’orologio raggiunge lo zero, il giocatore perde.
Ottimo il sistema di guida e la varietà del terreno sui circuiti: asfalto in Europa, legno per la savana africana, neve e ghiaccio per la Scandinavia o fango per la Gran Bretagna, con una cura particolare per grafica e animazioni.
Anche il movimento di camera, con le sue zoomate – una caratteristica dei giochi della SNK – restituisce un’esperienza televisiva realistica.
Sarà anche l’unico gioco di guida decente per Neo Geo, di sicuro questo Neo Drift Out è uno dei racing game 2D più bello di sempre. Sempre che dieci minuti di gioco totali potessero ripagare la spesa spropositata.
RIDING HERO (SNK, 1990)
Tra i tanti titoli di automobili la SNK fa uscire l’unico gioco di corse motociclistiche, con qualche elemento di strategia e una scopiazzatura in bella copia di Super Hang-On della SEGA.
Tra W.G.P. Mode, Story Mode e Multi Play Mode a 4 giocatori (tramite link-up) il gioco permetteva non solo di partecipare alle competizioni, ma di interagire coi vari personaggi della casa, perdere soldi al gioco e azzuffarsi coi compagni.
Rispetto all’originale della SEGA, Riding Hero non aggiunge molto alla grafica, dopo quasi sei anni e molta potenza in più ci si aspettava una bella rivoluzione soprattutto per l’effetto di scorrimento, anche se in 2D.
In più la frustrazione di concludere le corse appena si sfiorava qualunque elemento estraneo (o di bloccarsi per alcuni secondi se si tamponava un’altra moto) comprometteva talmente il gameplay da preferire le parti RPG alle corse vere e proprie.
Unico dato positivo, Riding Hero fu il solo gioco di guida, dei quattro disponibili, ad avere una visuale in terza persona da dietro il pilota.
Un’intuizione non così intelligente per quella che fu la console più desiderata di quegli anni.