Ducatisti: il buono, il brutto (e il cattivo)

Smartworld
di Francesco Irace

Pregi e difetti del "popolo in rosso" che ogni due anni si ritrova a Misano per il WDW

Il World Ducati Week è un’esperienza che dovrebbe vivere qualsiasi motociclista, e non solo i possessori di Ducati.

Solo respirando l’aria del raduno mondiale Ducati ci si accorge di quanta passione ci sia in coloro che amano le rosse di Borgo Panigale.

Una passione che spinge migliaia di ducatisti – 65.000 circa nelle ultime due edizioni – a raggiungere Misano da ogni parte del mondo, fregandosene dei chilometri, delle condizioni meteo e (perché no) delle vacanze estive.

Io ho avuto la fortuna di parteciparvi due volte – da giornalista e non da ducatista – e ho avuto modo di riflettere su tanti aspetti, trovando anche qualcosa del “popolo rosso” (o almeno di una parte di esso) che, forse, apprezzo poco.

I ducatisti non sono semplici motociclisti: sono una grande famiglia. Se si incrociano per strada non si salutano con gli abbaglianti – come spesso fanno tutti i motociclisti – ma con un cenno con la mano sinistra.

Un cenno che fatto in movimento assume un significato ben preciso: una stretta di mano virtuale, un “batti il cinque”, un gesto da veri amici. Eppure, quasi sempre, sono sconosciuti.

Questa è la straordinarietà del marchio bolognese, perché nessun’altra Casa motociclistica è in grado di generare una simile complicità.

Ducati è amore, allo stato puro. A volte però estremo, fino al punto di sfociare nel fanatismo più spietato.

Amare e venerare le Ducati non deve per forza portare a disprezzare (a prescindere) tutto ciò che non sia stato costruito a Bologna, come purtroppo fa una parte (per fortuna non numerosa) dei ducatisti.

Tra l’altro questa forma di fanatismo – a mio parere negativa come qualsiasi altra – va anche in totale disaccordo con la Cultura Ducati: che mette in primo piano la passione per le moto e apre le porte del WDW a “tutte le due ruote”.

Mi ha un po’ stupito, ma non mi è dispiaciuto vedere nel parcheggio del WDW 2014 delle Yamaha R6, Yamaha R1, Kawasaki Ninja, Honda CBR1000RR, BMW R1000RR (c’erano anche delle Aprilia e delle MV Agusta, ma fanno meno testo in quanto italiane).

Perché la festa Ducati è aperta a tutti (anche se vedere un TMAX non è stato proprio il massimo, concedetemelo).

Ma ben venga il “fair play”.

Perché alla fine anche chi parteciperà al WDW con un’altra moto si sentirà comunque inevitabilmente membro della straordinaria famiglia Ducati e per almeno tre giorni sarà contagiato dalla febbre rossa.