Uber vale 41 miliardi, nonostante tutti i problemi

Smartworld
di Stefano Valente

Al di sopra di tutto, anche della legge?

Uber cresce a vista d’occhio. 

Il servizio di taxi privato che sfrutta l’omonima app per smartphone ha infatti superato un valore stimato di oltre 41 miliardi di dollari: una cifra da capogiro, soprattutto considerando il fatto che non è quotata in borsa. 

Per dare un’idea della grandezza dell’obiettivo raggiunto possiamo paragonare questo immenso valore a quello di altri servizi, come Snapchat e Dropbox, che non superano i 10 miliardi.  

Uber non cresce solo tanto, ma anche in fretta: ci vuole un miracolo per passare da un valore stimato di 3,5 miliardi di dollari alla fine del 2013 ai 18 dell’inizio del 2014. E ora, in pochi mesi ha per l’appunto raggiunto il traguardo di 41 miliardi di dollari. 

Come è stato possibile? Sicuramente hanno contribuito le “falle legali” in cui il servizio si è inserito, andando ad affiancare la professione del tassista in ogni angolo sperduto del Globo.

Dal canto suo un successo del genere è sicuramente il segno che l’app ha risposto ad un’esigenza del pubblico, ma i problemi sembrano comunque non finire. 

Problemi coi tassisti 

Ad esempio qui in Italia, la categoria dei tassisti sta riuscendo in alcuni casi a farsi rispettare, come successo di recente a Torino.

Nel capoluogo piemontese infatti lo scorso 6 dicembre sono state ritirate le patenti e i mezzi a tre autisti, in seguito alle segnalazioni. 

I vigili sono dovuti intervenire per tre conducenti che lavoravano attraverso l’app Uber Pop. I tre autisti erano, rispettivamente, alla guida di una Lancia Delta, una Fiat Scudo e una Suzuki Vitara e sono stati fermati al termine della corsa con passeggero a bordo in diverse zona della città.

Il problema principale per questi autisti, che ha permesso alle forze dell’ordine di fermarli, era che i veicoli in questione erano immatricolati per uso privato e, soprattutto, le persone in questione non avevano le abilitazioni necessarie per svolgere l’attività di tassista.

Gli agenti hanno dunque ritirato le carte di circolazione, le patenti e hanno poi posto sotto sequestro i tre veicoli.

Come se non bastasse, una delle auto, la Fiat Scudo, era immatricolata come autocarro e non come mezzo ad uso privato, violando quindi le regole stesse previste da Uber.

Raggiunto questo importante traguardo a Torino, la “guerra” a Uber potrebbe spostarsi in altre città dove il servizio è ancora in servizio, come Milano, Genova e Roma. 

Stupro a Delhi 

Altre città invece hanno problemi di ordine pubblico: in seguito alla sensibilizzazione sul tema degli stupri, a New Delhi il servizio Uber è stato addirittura bandito dopo che un autista ha violentato una passeggera dopo averla portata a destinazione. 

Pare in realtà che in questo caso, lo stupro si tratti solo di un pretesto per frenare l’ascesa di Uber che continua a danneggiare (anche dall’altra parte del mondo) la categoria dei tassisti. 

Eppure, nonostante questi problemi, come abbiamo appena visto il valore dell’azienda continua a crescere. Quali saranno quindi i prossimi traguardi che raggiungerà?