Fiat: i dati sul terzo trimestre 2012. In Europa perdite raddoppiate ma bene sugli altri mercati (con Chrysler)

Smartworld
di Junio Gulinelli

Giornata cruciale oggi in casa Fiat dove il Cda del Lingotto ha esaminato i risultati del terzo trimestre 2012, cercando di delineare anche le strategie future che il marchio ha in serbo per i prossimi anni.

L’ultimo piano industriale, quello del 2010, come si sa, è ormai andato in fumo con l’arrivo della seconda fase della crisi europea.

Ad ogni modo per Fiat sono arrivate buone notizie visto che le entrate per il brand hanno superato le previsioni, facendo registrare un utile di 951 milioni di Euro (gli analisti avevano stimato circa 910 mln).

A tirare su il bilancio, come sempre negli ultimi mesi, sono state le vendite negli Stati Uniti da parte di Chrysler che sono cresciute tanto da riuscire a compensare le perdite sul mercato europeo.

Le vendite del Gruppo negli ultimi tre mesi sono cresciute del 11% rispetto al 2011 con un milione di vetture vendute. Ma i dati positivi provengono solo dai mercati del Nord America, America Latina e Asia-Pacifico.

Ancora male in Europa, almeno fino a metà 2014

Negli ultimi tre mesi, infatti, Fiat ha perso 238 milioni di Euro nel vecchio continente, doppiando le perdite dello stesso periodo relative allo scorso anno.

Nessun nuovo piano industriale, pero ora, è stato ancora rivelato, l’unico punto su cui Fiat ha dato conferma riguarda le aspettative di ripresa del mercato Europea previste non prima di due anni da ora, quindi nel 2014 inoltrato.

Confermati i target annuali

Da qui alla fine dell’anno invece sono stati anche confermati i target annuali, ovvero ricavi di 83 miliardi di euro e utile della gestione ordinaria di 3,8 miliardi di euro. Per quanto riguarda, infine, l’indebitamento netto industriale Fiat punterà ad una riduzione a circa 6,5 miliardi di euro. Rivisti invece al ribasso i target per il 2013 e 2014.

Fabbriche italiane da riorganizzare, si produrrà per l’Export

Altra novità, oggi comunicata da Fiat, riguarda il riassetto delle fabbriche italiane, i cui impianti verranno destinati nei prossimi anni, per il 15%, alla produzione per l’Export.

Gli stabilimenti italiani riporteranno così la loro produttività al 80% (dal 69% attuale) cercando di risolvere quel nodo, apparentemente così difficile da sciogliere, dell’eccesso di capacità produttiva.

Foto Apertura: Ansa