Ford e coronavirus: produzione di mascherine e schermi facciali

Ford is Making Face Masks and Face Shields to Enable Employees A
Smartworld
di Marco Coletto

Ford sta producendo in proprio mascherine e schermi facciali all’interno delle sue strutture europee per garantire la massima sicurezza dei dipendenti durante l’emergenza coronavirus. E non solo...


Ford sta producendo in proprio mascherine e schermi facciali all’interno delle sue strutture europee per garantire la massima sicurezza dei dipendenti durante l’emergenza coronavirus. Ma non solo…

La Casa dell’Ovale Blu, già al lavoro nella realizzazione di protezioni facciali nei propri stabilimenti in Germania, Romania, Regno Unito e Spagna, prevede di aumentare la produzione per soddisfare la completa ripresa delle attività nel Vecchio Continente e fornirà una copertura globale per i dipendenti Ford in tutto il mondo grazie all’unione delle forze con una struttura simile negli USA.

Ford e coronavirus: gli schermi facciali in Germania

Il Rapid Prototyping Center Ford di Merkenich (Germania) gestirà l’intera produzione di schermi facciali da utilizzare in tutte le strutture europee dell’Ovale Blu – fino a 5.000 pezzi al giorno – utilizzando macchine per lo stampaggio a iniezione.

Ford e coronavirus: le mascherine nel Regno Unito

Il Dunton Campus di Ford nel Regno Unito ha installato due nuovi macchinari in grado di produrre durante l’emergenza Covid-19 tra le 60 e le 90 mascherine usa e getta al minuto con tre team di dieci persone al lavoro 24 ore su 24.

Ford e coronavirus: gli schermi facciali in Romania

Ford ha già prodotto a Craiova (Romania) circa 10.000 schermi facciali per i dipendenti e la rete di rivenditori locali ed è in attesa delle necessarie autorizzazioni delle autorità rumene per iniziare a donare protezioni agli ospedali e ad altre istituzioni.

Ford e coronavirus: le mascherine in Spagna

In Spagna (e più precisamente a Valencia) Ford utilizza la stampa 3D per produrre 300 schermi facciali al giorno. Settemila sono destinati ai professionisti del settore sanitario (già donati 5.500), gli altri sono destinati all’uso interno.