Negli anni Ottanta si è diffusa la tendenza di equipaggiare molti modelli, comprese station wagon e citycar, con la trazione integrale.
Il Gruppo Volkswagen è stato tra i primi a entrare in questo segmento e ancora oggi è presente con un’offerta variegata, anche dopo l’uscita di scena di molti concorrenti.
La Golf 4Motion è la più recente conferma di questo impegno, destinato a offrire i vantaggi delle quattro ruote motrici anche a chi non è attratto dalle numerose sport utility.
La 4Motion punta più alla sostanza che alla forma, lo dimostra il fatto che nessun dettaglio estetico, logo sul portellone a parte, la distingue dalle altre Golf della settima serie, lanciata nel 2012.
Piattaforma modificata
In realtà le differenze non mancano, ma sono tutte nascoste, a cominciare dall’MQB (Modularer Querbaukasten), la piattaforma condivisa con la Audi A3, modificata nella zona posteriore per consentire l’alloggiamento degli organi della trasmissione.
Gli effetti di questi interventi sono uno spostamento verso l’alto del serbatoio e una riduzione del volume del doppiofondo sotto il vano di carico, che peraltro non incide sulla capacità del bagagliaio.
Motorizzazioni
L’offerta della Volkswagen Golf 4Motion è limitata a due motorizzazioni TDI, la 1.6 da 105 CV (in due livelli di allestimento) e la 2.0 da 150 CV nella sola versione Highline.
Tra le due, la proposta più allettante, se non si hanno limiti di budget, è chiaramente la seconda, visto che l’evoluzione della frizione Haldex rende l’integrale permanente ancora più reattiva, quindi adatta a lavorare con coppie sostanziose.
Come l’estetica, anche la guida non evidenzia differenze rispetto alle Golf a due ruote motrici.
Guida
È vero, ma solo fino a quando si viaggia in condizioni di guida ideali, se invece il fondo stradale cambia, le differenze ci sono eccome.
Anche se non risultano percepibili.
Nel nostro test sulle Alpi austriache, la Golf 4Motion ha dimostrato di gestire al meglio le situazioni più critiche, chiaramente con l’aiuto di pneumatici adeguati.
Salite, discese, curve e tornati si affrontano come se si guidasse in estate, senza che nessuna spia avverta di quello che accade sotto il pianale, dove la coppia motrice è rapidamente tolta dalle ruote in difficoltà, per essere trasferita a quelle con migliore aderenza.
Mettere in difficoltà il sistema è davvero difficile, anche quando si sceglie uno stile di guida più brioso.