La storia della Ferrari in F1

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di Marco Coletto

Alla scoperta del team più vincente della storia

La Ferrari non è solo la squadra più blasonata della storia della F1 ma anche la più vincente. La scuderia di Maranello ha infatti conquistato 16 Mondiali Costruttori e non vanno dimenticati gli altri 15 titoli iridati riservati ai piloti. Scopriamo insieme la storia della Rossa nel Circus.

Ferrari: la storia

La Ferrari debutta in F1 nella prima stagione del Circus – disputata nel 1950 – ma entra in scena solo al secondo GP, quello di Monte Carlo, portando a casa un secondo posto con Alberto Ascari. Nello stesso anno, in Italia, arriva un’altra “medaglia d’argento” con Dorino Serafini.

Nel 1951 arriva – grazie all’argentino José Froilán González – la prima vittoria di sempre (in Gran Bretagna) ma i migliori risultati arrivano – ancora una volta – da Ascari, che sale per due volte sul gradino più alto del podio in Germania e in Italia.

I primi Mondiali

Il primo Mondiale per la Ferrari arriva grazie alle cinque vittorie consecutive di Ascari (Belgio, Francia, Gran Bretagna, Olanda e Italia). Degno di nota anche il successo di Piero Taruffi nella prima prova stagionale in Svizzera.

Ascari si ripete nel 1953 salendo per altre cinque volte sul gradino più alto del podio (Argentina, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Svizzera) mentre i compagni di squadra Mike Hawthorn (primo in Francia) e Giuseppe Farina (davanti a tutti in Germania) si devono accontentare di una vittoria a testa.

Nel 1954 e nel 1955 la Ferrari deve fare i conti con le fortissime Mercedes: non porta a casa nessun titolo ma riesce ad ottenere due vittorie il primo anno (González in Gran Bretagna e Hawthorn in Spagna) e un successo a Monte Carlo l’anno successivo con Maurice Trintignant.

I titoli di Fangio e Hawthorn

In seguito alla morte di Ascari nel 1955 la Lancia si ritira dalle corse e cede al Cavallino tutto il materiale, compresa la monoposto D50. Al volante di questa vettura l’argentino Juan Manuel Fangio conquista il Mondiale 1956 grazie a tre successi in Argentina (in coppia con Luigi Musso), in Gran Bretagna e in Germania mentre il britannico Peter Collins ottiene il primo posto in Belgio e in Francia.

Il 1957 è un anno senza vittorie per la Ferrari – tre secondi posti (due con Musso in Francia e Gran Bretagna e uno con Hawthorn in Germania) – contraddistinto dalla morte di Eugenio Castellotti a Modena durante un test con la Rossa.

Nel 1958 arriva un altro titolo piloti proprio con Hawthorn, a cui basta una sola vittoria (lo stesso numero di successi fatto registrare dal coéquipier Collins, primo in Gran Bretagna e scomparso nella gara seguente sul circuito del Nürburgring) in Francia – in concomitanza con il decesso di un altro ferrarista, Musso, per surclassare i rivali.

Nel 1959 la Rossa vince due GP con il britannico Tony Brooks in Francia e in Germania ma si può fare ben poco contro le fortissime Cooper. Idem nel 1960, anno in cui arriva un solo successo – in Italia – grazie allo statunitense Phil Hill.

Il primo Mondiale Costruttori

Il primo Mondiale Costruttori (campionato nato nel 1958) per la Ferrari arriva nel 1961: merito di Hill, che diventa anche iridato tra i Piloti con due successi in Belgio e in Italia. In questo GP perde la vita il suo compagno di scuderia, il tedesco Wolfgang von Trips, anche lui salito due volte sul gradino più alto del podio in quella stagione (Olanda e Gran Bretagna).

Alla fine della stagione Giotto Bizzarrini, Carlo Chiti e Romolo Tavoni abbandonano la scuderia di Maranello in seguito ad una lite con Enzo Ferrari: il team soffre nel 1962 (nessuna vittoria e secondo posto di Hill a Monte Carlo) ma si riprende già l’anno dopo con il successo del britannico John Surtees in Germania.

L’iride di Surtees e il declino

Nel 1964 la Ferrari conquista nuovamente il Mondiale Costruttori e quello Piloti con Surtees (vincitore in Germania e in Italia). Da non sottovalutare, inoltre, il successo di Lorenzo Bandini in Austria.

Da quell’anno comincia un lungo digiuno per la Rossa: un decennio ricco di vittorie ma purtroppo povero di titoli iridati. Nel 1965 i migliori piazzamenti arrivano dai due secondi posti di Surtees (Sudafrica) e Bandini (Monte Carlo) mentre nel 1966 la scuderia di Maranello torna sul gradino più alto del podio con Surtees (Belgio) e Scarfiotti (Italia).

La Ferrari non ottiene vittorie nel 1967 – quattro terzi posti a Monte Carlo (GP in cui perde la vita Bandini), in Belgio, in Gran Bretagna e in Germania con il neozelandese Chris Amon – e nel 1968 arriva un successo con il belga Jacky Ickx in Francia.

Il 1969 è un’altra annata deludente, salvata solo in parte dal terzo posto di Amon in Olanda.

Gli anni Settanta

All’inizio degli anni Settanta la Rossa torna ad essere competitiva e ottiene tre vittorie nel 1970 con Ickx (Austria, Canada e Messico) e una, in Italia, con lo svizzero Clay Regazzoni. L’anno seguente lo statunitense Mario Andretti (in Sudafrica) e Ickx (In Olanda) portano a casa un successo a testa e il belga si ripete nel 1972 in Germania.

Il 1973 è un’annata povera di soddisfazioni per la Ferrari – due quarti posti (Brasile e Sudafrica) con Arturo Merzario e uno, in Argentina, con Ickx – che per la prima volta nella storia non sale sul podio almeno una volta in una stagione ma il riscatto arriva nel 1974 con le due vittorie dell’austriaco Niki Lauda.

L’era Lauda

Nel 1975 – dopo un digiuno di ben undici anni – la Ferrari torna a vincere il Mondiale Costruttori e quello piloti con Lauda. Il driver austriaco con cinque successi (Monte Carlo, Belgio, Svezia, Francia e USA) surclassa il compagno Regazzoni (primo in Italia). L’anno seguente – stagione raccontata nel film Rush e contraddistinta dallo spaventoso incidente di Lauda al Nürburgring – il Cavallino conquista nuovamente il titolo Marche (merito dei cinque successi di Niki in Brasile, Sudafrica, Belgio, Monte Carlo e Gran Bretagna e del gradino più alto del podio ottenuto da Regazzoni nel GP degli USA Ovest).

Nel 1977 il Cavallino ottiene la doppietta mondiale: Lauda bissa il titolo con tre vittorie (Sudafrica, Germania, Olanda) e l’argentino Carlos Reutemann prevale in Brasile. L’anno seguente il driver sudamericano ottiene quattro successi (Brasile, USA Ovest, Gran Bretagna, USA) e il coéquipier canadese Gilles Villeneuve sale sul gradino più alto del podio nel GP di casa.

Arriva Scheckter

Il sudafricano Jody Scheckter debutta alla grande in Ferrari: vince tre corse (Belgio, Monte Carlo e Italia) e il Mondiale Piloti e permette alla scuderia di Maranello di portare a casa il titolo Costruttori grazie anche ai tre successi (Sudafrica, USA Ovest e USA) del collega Villeneuve.

Il 1980 è l’anno peggiore nella storia della Rossa: la monoposto basata su quella iridata dell’anno prima non è competitiva e non riesce a fare meglio del quinto posto (ottenuto per due volte con Villeneuve a Monte Carlo e in Canada e una con Scheckter nel GP degli USA Ovest).

Le vittorie e i drammi

La Ferrari si riprende nel 1981 con i due successi di Villeneuve a Monte Carlo e in Spagna ma nel 1982 il team è sconvolto dalla morte di Gilles in Belgio. Il compagno di squadra – il francese Didier Pironi – conquista il GP di San Marino e quello d’Olanda ma termina la propria carriera dopo un pauroso incidente in Germania.

Il Mondiale Piloti sfugge, quello Costruttori no: merito anche della vittoria – proprio in terra teutonica – del transalpino Patrick Tambay.

L’anno seguente arriva ancora il titolo Costruttori con il francese René Arnoux (tre vittorie: Canada, Germania e Olanda) e Tambay (primo a San Marino).

Il ritorno di un pilota italiano

A undici anni di distanza da Merzario un altro pilota italiano viene chiamato in Ferrari: Michele Alboreto esordisce bene vincendo in Belgio e sfiora il titolo l’anno seguente con altri due successi in Canada e in Germania.

Nel 1986 non arrivano vittorie per la Rossa (Alboreto 2° in Austria) mentre nel 1987 e nel 1988 (anno della morte di Enzo Ferrari) gli unici successi arrivano dall’austriaco Gerhard Berger: il primo anno prevale in Giappone e in Australia e nel secondo domina in Italia.

L’era della tecnologia

Il 1989 è un anno importante per la Ferrari, che lancia per la prima volta un cambio semiautomatico a sette marce comandato dal pilota attraverso due palette. La monoposto ottiene tre vittorie: due con il britannico Nigel Mansell (Brasile e Ungheria) e una con Berger in Portogallo.

L’arrivo di Alain Prost migliora i risultati ma non abbastanza per conquistare il titolo: il driver transalpino sale per cinque volte sul gradino più alto del podio (Brasile, Messico, Francia, Gran Bretagna e Spagna), un solo successo (in Portogallo) per Mansell.

Il triennio buio e il ritorno al successo

Nel 1991 la Ferrari non conquista neanche una vittoria (tre secondi posti per Prost negli USA, in Francia e in Spagna) e non riesce a salire sul gradino più alto del podio nemmeno nel 1992 (due terzi posti del francese Jean Alesi in Spagna e Canada) e nel 1993 (2° posto di Alesi in Italia). La Rossa torna a vincere nel 1994 con Berger in Germania e si ripete l’anno seguente in Canada con Alesi.

L’era Schumacher

Michael Schumacher sbarca a Maranello nel 1996 e nonostante una vettura poco veloce riesce a conquistare tre vittorie (Spagna, Belgio e Italia). La situazione migliora di anno in anno: nel 1997 arrivano cinque successi (Monte Carlo, Canada, Francia, Belgio e Giappone) e nel 1998 ce ne sono sei (Argentina, Canada, Francia, Gran Bretagna, Ungheria e Italia).

La Ferrari torna a vincere il Mondiale Costruttori nel 1999, anno in cui Schumacher – dopo due vittorie a San Marino e a Monte Carlo – si frattura la gamba destra.

Il compagno britannico Eddie Irvine rischia addirittura di ottenere il titolo Piloti e si prende numerose soddisfazioni conquistando quattro successi (Australia, Austria, Germania e Malesia).

Nel 2000 – dopo ben 21 anni di digiuno – la Rossa torna a vincere anche il Mondiale Piloti con Schumy (9 vittorie: Australia, Brasile, San Marino, Europa, Canada, Italia, USA, Giappone e Malesia) e bissa il campionato Costruttori grazie anche al successo dello scudiero brasiliano Rubens Barrichello in Germania. L’anno seguente il titolo è nuovamente doppio ma stavolta tutto il merito va a Michael e alle sue undici vittorie (Australia, Brasile, San Marino, Spagna, Austria, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Giappone).

La striscia di vittorie iridate della Ferrari continua senza sosta: nel 2003 arrivano sei successi di Schumacher (San Marino, Spagna, Austria, Canada, Italia e USA) e due di Barrichello (Gran Bretagna e Giappone), nel 2004 il driver brasiliano sale nuovamente due volte sul gradino più alto del podio (Italia e Cina) mentre Michael addirittura tredici (Australia, Malesia, Bahrein, San Marino, Spagna, Europa, Canada, USA, Francia, Gran Bretagna, Germania, Ungheria, Giappone).

Nel 2005 il dominio Ferrari termina: Schumacher vince solo un GP negli USA (in una gara con sole sei vetture al via). L’anno successivo la situazione migliora: sette vittorie di Michael (San Marino, Europa, USA, Francia, Germania, Italia e Cina) e due del nuovo compagno di squadra brasiliano Felipe Massa (Turchia e Brasile).

Gli ultimi Mondiali

L’ultimo Mondiale Piloti della Ferrari risale al 2007 quando Kimi Räikkönen conquista il titolo al primo colpo con sei successi (Australia, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Cina, Brasile). La scuderia di Maranello porta a casa anche il campionato Costruttori: merito delle tre vittorie (Bahrein, Spagna e Turchia) di Massa.

Nel 2008 arriva un altro Mondiale Marche (due GP conquistati da Räikkönen) e Massa – sei vittorie (Bahrein, Turchia, Francia, Europa, Belgio e Brasile) – perde per un pelo il titolo.

Gli ultimi anni

La stagione 2009 della Ferrari è molto sfortunata: durante le qualifiche del GP d’Ungheria Massa viene colpito alla testa da una molla persa dalla Brawn GP di Barrichello ed è costretto a saltare il resto della stagione, caratterizzata dall’unica vittoria di Räikkönen in Belgio.

L’arrivo di Fernando Alonso migliora la situazione ma non porta alcun titolo: il driver spagnolo conquista cinque successi nel 2010 (Bahrein, Germania, Italia, Singapore, Corea del Sud), uno nel 2011 (Gran Bretagna), tre nel 2012 (Malesia, Europa e Germania) e due – per il momento – nel 2013 (Cina e Spagna).