Racing Point: dalle ceneri della Force India

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Alla scoperta della Racing Point, scuderia nata dalle ceneri della Force India andata a punti all’esordio

La Racing Point – scuderia britannica nata dalle ceneri della Force India – ha iniziato bene l’avventura nel Mondiale F1 andando a punti al debutto (impresa riuscita – tra i team inglesi – solo a BRM, March, Benetton e Brawn GP). Scopriamo insieme com’è nata l’unica scuderia “rookie” del campionato 2019.

Racing Point: la storia

La scuderia Racing Point prende forma nell’estate del 2018 quando un consorzio di investitori capitanato dal miliardario canadese Lawrence Stroll (padre del pilota Lance) e composto, tra gli altri, dallo statunitense John Idol (amministratore delegato di Capri Holdings, colosso della moda proprietario di marchi come Michael Kors, Versace e Jimmy Choo) acquista la Force India, entrata in amministrazione controllata a causa dei troppi debiti.

La scuderia indiana perde tutti i punti accumulati fino al GP d’Ungheria, riparte dal GP del Belgio con un nuovo nome (Racing Point Force India) e una nuova licenza britannica ma è considerata fino al termine della stagione, per motivi di regolamento, una Force India a tutti gli effetti.

Il 2019

La Racing Point debutta ufficialmente con una nuova denominazione nel Mondiale F1 2019. La livrea rosa è simile a quella della Force India (con un tocco di blu in più dovuto al nuovo main sponsor SportPesa (colosso keniota attivo nel settore delle scommesse) e il motore Mercedes viene ribattezzato, sempre per ragioni di sponsor, BWT (azienda austriaca specializzata nel settore del trattamento acque) Mercedes.

La neonata scuderia britannica si presenta al via del GP d’Australia, prima prova del campionato, con due piloti: il canadese Lance Stroll (nuovo arrivo dalla Williams, nonché figlio del fondatore del team Lawrence Stroll) arriva 9° e regala i primi punti alla squadra nella gara d’esordio mentre il compagno messicano Sergio Pérez (in Force India l’anno scorso) deve accontentarsi della 13° piazza.