Scaramanzia in F1: lo sfortunato numero 13

Divina Galica
Smartworld
di Marco Coletto

Da 36 anni non compare su una monoposto e prima di quella data è stato usato solo da tre piloti.

La scaramanzia in F1 è una cosa seria: da 36 anni il numero 13 non compare su nessuna monoposto e prima di quella data è stato usato solo da tre piloti poco fortunati.

Il primo driver a sfidare la sorte fu il tedesco Mauritz Von Strachwitz, che nel 1953 al volante di una MSM Lancia (vettura basata sull’Aurelia e dotata di un motore 1.5) decise di iscriversi al GP di Germania. Non prese parte alla corsa visto che la sua licenza fu sospesa in seguito ad un incidente con colpa avvenuto qualche settimana prima.

Nel 1963 toccò al messicano Moises Solana, che scelse questo numero per affrontare il suo primo GP, quello di casa, con una BRM della Scuderia Centro Sud. Arrivò 11° ma non taglio il traguardo per via di un problema al motore e nelle sette corse seguenti nonostante il cambio di cifra ottenne come miglior risultato un misero 10° posto. Morì nel 1969, a 33 anni, durante una gara in salita su una McLaren.

L’ultima apparizione di questo numero nel Circus risale al 1976 quando la britannica Divina Galica (nella foto) al volante di una Surtees motorizzata Ford Cosworth non riuscì a qualificarsi nel GP di casa. Nel 1978 passò al numero 24 e gareggiò in altri due Gran Premi ma non riuscì mai ad accedere alla griglia di partenza.

Diversa la situazione del 17, considerato sfortunato solo in Italia: il francese Jean-Pierre Jarier corse ben 41 GP abbinato a questa cifra ottenendo due pole position, due migliori giri e un podio. Cinque piloti hanno inoltre portato a casa una vittoria con questo numero sulla monoposto: Graham Hill (Paesi Bassi 1962), Jim Clark (Belgio 1965), Jean-Pierre Beltoise (Monaco 1972), Alan Jones (Austria 1977) e Johnny Herbert (Europa 1999).

Concludiamo questa storia della numerologia in F1 con un aneddoto: quando Michael Schumacher tornò a correre nel Circus nel 2010 chiese al compagno di squadra Nico Rosberg di poter avere il numero 3 anziché il 4 in quanto riteneva che nessun pilota si fosse mai laureato campione iridato con quella cifra stampata sulla propria monoposto.

Sbagliato: durante il GP di Svizzera del 1954 un certo Juan-Manuel Fangio conquistò matematicamente il suo secondo titolo Mondiale proprio al volante di una vettura dotata di numero “quattro”.

Oltretutto era una Mercedes