La Ducati non ha una lunga storia nella MotoGP ma è stata l’unica Casa capace di contrastare il dominio giapponese nella classe regina del Motomondiale. Una supremazia nipponica iniziata nel lontano 1974 e interrotta solo tre volte dal marchio di Borgo Panigale con i titoli Piloti di Casey Stoner e Costruttori del 2007 e con il trionfo iridato del 2020 tra le “marche”.
Di seguito troverete la storia della Ducati in MotoGP: un viaggio iniziato esattamente mezzo secolo fa.
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Ducati: la storia in MotoGP
La Ducati conquista i primi punti nel Motomondiale nel 1956 (nella classe 125) e nel decennio successivo porta a casa risultati di rilievo anche in 250 e in 350 ma è solo all’inizio degli anni ‘70 che la Casa di Borgo Panigale decide di impegnarsi nella classe regina: la 500.
La 500 GP
La Ducati 500 GP del 1971 – espressamente progettata per correre con le “big” – è la prima bicilindrica a V di sempre del brand emiliano. La moto debutta nel GP delle Nazioni a Monza e ottiene i primi punti iridati grazie al quarto posto del britannico Phil Read.
Risale all’anno seguente il primo podio: lo conquista Bruno Spaggiari, terzo nel GP delle Nazioni a Imola.
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Un lungo addio e un grande ritorno
La Ducati abbandona il Motomondiale al termine della stagione 1972 e solo all’inizio del XXI secolo decide di rientrare in MotoGP sviluppando un motore V4.
La Casa bolognese torna nella classe regina nel 2003 con la Desmosedici GP3 guidata dal nostro Loris Capirossi e dall’australiano Troy Bayliss. La stagione d’esordio è esaltante: podio alla prima gara (Capirex terzo in Giappone), terzo posto di Bayliss in Spagna e Loris che arriva secondo in Italia prima di regalare in Catalogna alla Ducati il primo trionfo della storia in MotoGP.
L’era pre-Stoner
La Ducati non riesce a ripetere l’esaltante stagione 2003: nel 2004 il primo piazzamento in “top 3” arriva addirittura dal team privato D’Antin (grazie allo spagnolo Rubén Xaus terzo in Qatar), seguito da altre due terze piazze di Capirossi in Australia e di Bayliss a Valencia mentre nel 2005 Loris sale due volte sul gradino più alto del podio in Giappone e in Malaysia.
Nel 2006 Capirossi conquista tre vittorie (Spagna, Repubblica Ceca e Giappone) ma la più grande sorpresa arriva da Bayliss, chiamato per sostituire l’iberico Sete Gibernau (infortunatosi in Portogallo) nell’ultima prova stagionale a Valencia e capace di transitare per primo sotto la bandiera a scacchi.
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Il Mondiale 2007
Nel 2007 cambiano le regole della MotoGP (la cilindrata massima passa da 990 a 800 cc) e la Ducati si aggiudica due Mondiali con la Desmosedici GP7: l’australiano Casey Stoner – con dieci vittorie stagionali (Qatar, Turchia, Cina, Catalogna, Gran Bretagna, USA, Repubblica Ceca, San Marino, Australia e Malaysia) diventa il primo, e per il momento unico, centauro dal 1974 capace di aggiudicarsi il titolo iridato in sella a una moto non giapponese e la Casa di Borgo Panigale interrompe il dominio nipponico anche tra i Costruttori grazie anche al trionfo di Capirossi in Giappone.
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L’era Stoner
Con l’addio di Capirossi al termine della trionfale stagione 2007 la Ducati deve fare affidamento solo su Stoner per salire sul gradino più alto del podio: l’australiano conquista sei GP nel 2008 (Qatar, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Australia e Valencia), quattro nel 2009 (Qatar, Italia, Australia e Malaysia) e tre nel 2010 (Aragona, Giappone e Australia).
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Arriva Valentino
Nel 2011 Valentino Rossi prende il posto di Stoner alla Ducati e dopo sette anni la Casa emiliana chiude una stagione senza neanche una vittoria. I migliori risultati sono due terzi posti ottenuti dallo statunitense Nicky Hayden in Spagna e dal Dottore in Francia. L’anno successivo Vale porta a casa altri due piazzamenti in “top 3” con due secondi posti in Francia e a San Marino.
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L’era Dovizioso
La MotoGP 2013 si apre con Andrea Dovizioso alla Ducati al posto di Rossi. Una stagione orribile per la squadra di Borgo Panigale: zero podi e un quarto posto del centauro forlivese in Francia come miglior risultato. Dovi torna sul podio l’anno seguente per due volte, tra cui una seconda piazza in Olanda.
La situazione migliora nel 2015 con l’arrivo di Andrea Iannone: Dovizioso porta a casa cinque podi (tra cui tre secondi posti nelle prime tre corse stagionali: Qatar, Americhe e Argentina) mentre il compagno abruzzese, nonostante i soli tre piazzamenti in “top 3” (da segnalare il secondo posto in Italia), riesce a chiudere il campionato come miglior pilota Ducati. Ultimo – ma non meno importante – Danilo Petrucci, secondo in Gran Bretagna con il team satellite Pramac.
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Ritorno alla vittoria
Nel 2016, dopo sei anni di digiuno, la Ducati torna a vincere in MotoGP: Iannone trionfa in Austria mentre Dovizioso taglia il traguardo davanti a tutti in Malaysia.
Dovi conquista ben sei successi nel 2017 (Italia, Catalogna, Austria, Gran Bretagna, Giappone e Malaysia) e quattro nel 2018 (Qatar, Repubblica Ceca, San Marino e Valencia), anno in cui arriva anche il contributo del compagno spagnolo Jorge Lorenzo, primo in Italia, in Catalogna e in Austria.
Petrucci rimpiazza Lorenzo alla Ducati nel 2019 e trionfa in Italia in una stagione nella quale Dovi riesce a conquistare due successi in Qatar e in Austria.
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Il secondo Mondiale
Nell’anno del coronavirus e dell’incidente di Marc Márquez la Ducati riesce a conquistare a sorpresa il titolo Costruttori MotoGP 2020 nonostante due sole vittorie (Dovizioso in Austria e Petrucci in Francia). Il motivo? La penalizzazione rimediata dalla Yamaha per non aver rispettato le regole relative alle modifiche dei motori.
Il futuro
La line-up dei piloti Ducati per la MotoGP 2021 cambierà completamente: nella prossima stagione i due centauri ufficiali della Casa di Borgo Panigale saranno l’australiano Jack Miller e il nostro Francesco Bagnaia.