Intervista a Nicky Hayden: “Campione del mondo in MotoGP e WorldSBK? Sarò il primo”

Nicky Hayden
Smartworld
di Cristina Marinoni

Il campione del mondo della MotoGP rivela il sogno di conquistare il titolo anche nelle derivate (e di mettere su famiglia)

Una volta che diventi campione del mondo, non puoi che prefiggerti grandi obiettivi.

All’esordio nel Mondiale delle derivate (sebbene nel 2002 avesse partecipato alla tappa di Laguna Seca) dopo 13 anni nella classe regina, Nicky Hayden (qui la biografia che abbiamo tracciato qualche anno fa) ha in mente di passare alla storia. “Nessuno ha mai vinto il titolo in entrambe le categorie: farò di tutto per essere il primo” ci racconta.

Per ora, in sella alla CBR1000RR SP del team Honda World Superbike il “Kentucky Kid”, 35 anni a luglio, ha ottenuto 2 podi in 7 tappe (terzo posto ad Assen e vittoria a Sepang), ma il suo entusiasmo per questa nuova avventura è alle stelle.

Come ti trovi nel paddock della WorldSBK?

Molto bene. L’ambiente è più rilassato rispetto alla MotoGP. Le gare, invece, no, per fortuna: non hanno nulla da invidiare a quelle dei prototipi, sono altrettanto intense ed esaltanti“.

Ti stai divertendo, insomma.

“Sì, molto. Per me che arrivavo da un’annata negativa nella categoria Open, sempre nelle retrovie, tornare a combattere è stato rigenerante. Devo ancora imparare tanto, però: il comportamento della moto, i movimenti delle gomme, i circuiti su cui non ho mai corso, per esempio.

Del resto, il bello sta proprio qui, nella sfida a migliorarmi, in qualsiasi situazione mi trovi.

La particolarità di questo campionato che ti piace di più?

La doppia manche: sentire l’adrenalina che sale due volte in 24 ore, mentre mi piazzo sulla griglia di partenza, mi dà sensazioni magnifiche“.

È stato difficile passare dal prototipo alla derivata di serie?

Di differenze ce ne sono tante. Potrei elencarle per un giorno intero, ma la conclusione è una e semplice: alla fine sono moto.

 E sai qual è l’unica cosa che conta? La gara. Che si tratti di una 250 o una mille, bisogna aprire il gas e cercare di stare davanti a tutti“.

Ci hai pensato a lungo, prima di cambiare categoria?

Sì.

Certo, non ero contento della situazione e avevo forti dubbi sul futuro, ma è stata comunque una scelta sofferta, dopo un’esperienza di oltre 10 anni”.

Qual è stata la molla che ti ha spinto a  decidere?

“L’idea di mettermi alla prova.

Mi sono posto due domande: se potessi essere ancora competitivo e se avessi ancora voglia di entare in un box. La risposta è stata ‘sì’ perché ho un sogno: fare la doppietta di titoli che non è ancora riuscita a nessuno. Per ora sembra una missione impossibile, però anche vincere il Motomondiale pensavo fosse fuori dalla mia portata, invece ce l’ho fatta.

Ho firmato un contratto biennale e il mio piano è questo: lavorare duro fino all’ultimo round, a ottobre, per salire di nuovo sul podio e restare focalizzato sul mio sogno. Conto di realizzarlo l’anno prossimo, quando avrò a disposizione la moto nuova”.

Hai altri sogni, lavoro a parte?

“Sì, crearmi una famiglia, numerosa come quella in cui sono cresciuto.

Credo molto nella famiglia. Ho due fratelli e due sorelle, qualche nipotino e un sacco di zii e cugini: se sono stato un bambino felice e sono un uomo sereno, è merito dell’amore che ho ricevuto e ricevo da tante persone”.

Giusto 10 anni fa ti sei aggiudicato il Motomondiale al rush finale, con 5 punti di vantaggio su Valentino Rossi: un ricordo di quella stagione memorabile?

Quando ho superato il traguardo a Valencia e mi sono reso conto di aver vinto. In quel momento ho provato un’emozione impossibile da descrivere e rivivere.

Ancora oggi mi vengono i brividi, se ci penso“.

(Foto: Dario Aio)