NASCAR e AIDS: la storia di Tim Richmond

Tim Richmond
Smartworld
di Marco Coletto

Il 13 agosto del 1989 veniva a mancare uno dei talenti più brillanti delle corse automobilistiche americane

Tim Richmond, morto di AIDS il 13 agosto 1989 all’età di 34 anni, non era solo uno dei più noti piloti NASCAR (campionato americano riservato alle stock car, veicoli simili al protagonista del cartone Pixar “Cars” Saetta McQueen) ma è stato anche uno degli sportivi più discriminati di sempre. Il personaggio interpretato da Tom Cruise in “Giorni di tuono” è ispirato alla sua figura ma quel film serve solo a comprendere il carattere dell’uomo, non i suoi drammi.

Nasce ad Ashland, in Ohio, il 7 giugno del 1955 e inizia la propria carriera nel mondo delle corse automobilistiche come molti, ossia gareggiando con i kart. Ricco di famiglia, molto dotato negli sport e appassionato di volo tanto quanto di automobili, nel 1976 si cimenta per la prima volta con le monoposto.

Dopo un paio d’anni ricchi di successi nelle serie minori esordisce nel 1979 nel campionato IndyCar al volante di una Eagle Offenhauser: il suo 22° posto in classifica generale (merito dell’ottavo posto a Watkins Glen) gli permette di diventare il secondo miglior debuttante della stagione.

Nel 1980, nonostante un campionato tutt’altro che brillante (30°) alla guida di una Penske Cosworth, diventa miglior debuttante dell’anno alla prestigiosa 500 Miglia di Indianapolis (terminata al 9° posto dopo essere stato addirittura al comando per un giro). Pochi mesi più tardi passa alle ruote coperte della NASCAR, dove termina l’annata al 41° posto.

Il campionato 1981 (conclusosi al 16° posto) vede Richmond terminare ben sei corse nella “top ten” mentre nel 1982, pur arrivando 26°, vince le prime due corse della sua carriera (Pocono e Riverside). Nel 1983 (10°) ottiene il suo primo successo su un ovale e nel 1984 (12°) comincia ad essere considerato come uno dei talenti più brillanti della sua generazione.

Dopo un 1985 (11°) privo di vittorie si riscatta nel 1986: con il team Hendrick Motorsports porta a casa sette successi e un terzo posto assoluto in classifica generale dietro a due fenomeni del calibro di Dale Earnhardt e Darrell Waltrip.

Dopo la gioia il dramma: alla fine della stagione contrae l’AIDS in seguito ad un rapporto non protetto e nonostante diversi problemi di salute riesce comunque ad ottenere ancora due vittorie nel 1987 (stagione terminata al 36° posto).

Il mondo della NASCAR non è a conoscenza della sua malattia (solo dieci giorni dopo la sua morte la famiglia comunicherà le cause ufficiali del decesso) e nel 1988 lo sospende a tempo indeterminato dalle gare dopo che Tim risulta positivo ad un test antidoping.

Un’analisi falsata, secondo un’inchiesta di una TV americana trasmessa nel 1990, per impedire a Richmond di correre: le sostanze presenti nel suo organismo servivano infatti anche a curare pazienti affetti da virus HIV.

Dopo questo scoop la NASCAR licenziò il medico addetto ai controlli senza tuttavia commentare la vicenda e nel 1998, come segno di riablitazione, inserì Tim nell’elenco dei 50 migliori piloti di tutti i tempi.